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  UNA LEZIONE DI VITA

racconto Breve

lunedì 11 settembre 2017

RACCONTO BREVE: UNA LEZIONE DI VITA

c’era una volta, ... Le fiabe iniziano sempre così. C’era una volta una città che avrebbe dovuto prepararsi per cambiare gli assetti della propria Amministrazione. Insomma si avvicinava alla scadenza elettorale e doveva organizzarsi per portare proprie liste alla attenzione degli elettori... Gli Amministratori uscenti, che non potevano più essere eletti, si affannavano di qua e di la , per dare ancora un senso alla loro utilità e per vedere se alla fine riuscivano a intravedere una nuova collocazione anche per se stessi. Alcuni di essi ormai abbastanza provati da questa esperienza , non brillavano più di luce esaltante, ma si muovevano a lume di candela. come dire: non li voleva più nessuno.Amministratori e Amministratore, che se ne dovevano andare fra pochi mesi, si preoccupavano del loro futuro. C’era chi si era dimenticato che doveva tornare a fare un lavoro ormai finito nel cassetto dei ricordi, altri e altre , magari vedevano il lavoro che fra pochi mesi li e le avrebbe impegnate/i in modo serio e a tempo pieno e la preoccupazione saliva agli alti livelli. La Politica per questa gente era diventata una professione , sulla quale si erano adagiati e convinti che sarebbe durata in eterno. "Ora che ci si avvicina alle scadenze cominciano le piccole e le grandi preoccupazioni. La vita di ognuno tornerà ad essere quella di sempre e il potere andrà in mano ad altri che saranno eletti, diceva qualcuno maliziosamente " Le corse a Roma non si contavano più. Le telefonate. Le vicinanze a questo o a quell’esponente Politico di spicco . Ci si muoveva a più non posso per sopravvivere anche nella nuova stagione delle Amministrazioni che cambiavano. Ma c’era anche chi di questi copioni nella priopria vita ne aveva visti assai e non si faceva alcuna illusione e vedeva sempre il solito film, dove gli uscenti alla fine tornavano a casa e ne sarebbero venuti di nuovi. Duro è il pensiero di dovere fare questo, ma sarà senz’altro così e chi sul potere Politico ci si era ben collocato , doveva fin da quei momenti , cominciare a scaricarlo e pensare a cosa sarebbe andato a fare fra pochi mesi e come lo avrebbe fatto.Intanto nelle sedi dei partiti le tensioni salivano.Le divisioni non si contavano. Nascevano le correnti da adattare a questo o a quel personaggio , uscente , che però voleva restare e QUELLO nuovo, che avrebbe voluto essere eletto od eletta. Le riunionI non si contavano. ore notturne perse a costruire progetti futuri per la città, col pensiero sempre fisso a come ci si poteva collocare al meglio delle nostre possibilità e delle nostre aspettative . Assemblee , riunioni, incontri pubblici e quando qualche cittadino chiedeva : ma ora voi che finite cosa andate a fare? Come cosa torno a fare! Io un lavoro ce l’ho vado a Roma, a Bologna a Firenze... Non si spiegava mai però si quale fosse questo lavoro.. Altri o altre ancora che il lavoro allA fine lo avevano mantenuto, sorridevano come se il pensiero di tornare a farlo a tempo pieno non le preoccupasse... però poi la notte non dormivano a telefonare a destra e a manca per restare in qualche maniera.. Insomma notti insonni e al limite delle disperazioni... Poi c’erano i nuovi candidati, più meno eccellenti ma tutti convinti di passare l’esame dell’elettorato. Il candidato Sindaco alla fine fu trovato e la lista fu fatta. Alle elezioni poi qualcuno ce la fece a passare altri no e gli uscenti il giorno prima degli insediamenti dei nuovi preposti eletti, In silenzio e in punta di piedi si affrettarono a sgombrare le stanze.. A portare via gli effetti personali. Le fotografie. I ricordi e con le valige piene , il cuore palpitante e il pensiero che non trovava una propria certa collocazione se ne andavano verso le loro case... A chi domandava: oh arrivederci Assessora ! ora cosa farà? Niente , niente , vado di fretta ciao, devo correre a scuola , in ufficio, a casa... Ci risentiamo vero? O caro Dottore ora cosa farà? Non so ancora...vedrò... Con la tristezza nel cuore e la mente piena di ricordi ci si incamminava, con passo pesante, verso altri futuri , che non potevano più essere quelli del potere politico... Un’altra lezione era stata imparata: LA POLITICA NON E’ UNA PROFESSIONE