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  RACCONTO BREVE

i sognatori

martedì 28 novembre 2006

Racconto Breve: Franco Pievani, Gianluca Forti, Serena Cavalieri

Una spiaggia deserta e i gabbiani accoccolati qua e là fra le dune sparse in questo desolato paesaggio a due passi dalla città. Una leggera brezza serale iniziava a farsi sentire e, anche se ormai la primavera era inoltrata, c’era ancora bisogno del maglione. Il Sole stava calando all’orizzonte e il mare si colorava lentamente di rosso. Leggere onde si proponevano in ombra sulla sabbia e le dune parevan muoversi fra questi giochi di mare. Serena Cavalieri, Fisico nucleare, giovane scienziata, se ne stava accovacciata sopra un masso casualmente lì, forse portato dal mare in una giornata di tempesta. Una bella ragazza dagli occhi azzurri di rara intelligenza , giovane, appena trentenne, un corpo ben fatto, capelli biondi e tanta voglia di vivere. Pensava assorta in un complicato andirivieni tormentoso di idee che questa volta, stranamente, non riuscivano a trovare la giusta conclusione. La mia mente diceva sommessamente, corre oggi alla ricerca dei reali contenuti della conoscenza, ma non riesce a trovarli. Sembra incredibile dopo tanti anni di studio e dopo avere raggiunto ragguardevoli traguardi, stasera non riesco ad andare avanti d’un passo. Ho studiato la scienza in ogni sua componente, sono padrona assoluta di tutto ciò che oggi possiamo conoscere, eppure mi sembra di non sapere quasi niente. Davvero quello che ho studiato, quello che decine di illustri professori mi hanno insegnato, è tutto ciò che possiamo conoscere? E poi: siamo certi che quello che io do per certo sia realmente la verità? Penso ad Aristotele e poi a Tolomeo, le loro sbagliate conoscenze e teorie le abbiamo studiate e credute vere per qualche centinaio di anni addirittura qualche migliaio di anni poi d’un tratto qualcuno si è reso conto che non erano che bufale e siamo passati oltre. E poi ancora oltre, sempre più avanti, fino ai nostri giorni. Ed eccomi qua assorta in tantissimi pensieri che non concludono alcuna risposta certa. Noi come pensiamo la realtà che abbiamo di fronte? Un dubbio atroce mi sta venendo: davvero universalmente per tutti noi c’è la stessa realtà? O se qualcuno pensasse l’universo in modo diverso da me cosa accadrebbe? Abbiamo parlato di queste cose l’altro ieri con Gianluca Forti, un ingegnere, lavora presso un istituto di ricerca spaziale e cosa abbiamo concluso? Che forse il nostro modo di pensare ciò che abbiamo di fronte, il nostro modo di fare scienza non è l’unico. Con tutta probabilità ce ne sono altri e prima o poi li scopriremo. Insomma noi intuiamo la realtà attraverso le sensazioni in un andirivieni di spazio e di tempo. Una realtà che si adatta al nostro modo di pensarla. In fondo è il nostro pensiero che detta le coordinate della realtà che abbiamo di fronte. E’ come se la realtà fosse dentro di noi e la distribuissimo ordinatamente all’esterno con numeri e costruzioni geometriche. Ma ciò che scaturisce dal nostro pensiero è una realtà finita o una realtà infinita. Opera nell’ambito delle cose terrene oppure ricerca verità spirituali? Dovrei parlare di questo con Franco. Anch’egli un mio caro amico. Abbiamo fatto insieme le scuole secondarie e insieme a lui ho preso la prima laurea in matematica poi le nostre vie si sono irrimediabilmente separate lui se n’è andato verso la ricerca delle verità assolute. Alla ricerca delle vere ragioni dell’esistenza. Oggi è un eminente studioso di teologia, è un sacerdote o meglio un’Eminenza. E’ un Cardinale. Franco Pievani Cardinale, ecco il suo numero di cellulare. Vediamo se riesco a rintracciarlo. Ciao Franco…… Pardon, Eminenza. Sono Serena…. Serena Cavalieri. Serena! Ma è bellissimo! Quanto tempo è passato….. Quanti bei ricordi. Sono contento di sentirti. Serenella, il piccolo genio, la luce delle nostre conoscenze scientifiche liceali. Dimmi tutto. Franco…… Eminenza….. non so come chiamarti, sono un po’ in difficoltà. Lascia perdere Serena, sono sempre io il tuo compagno di scuola. Senti, da qualche giorno sono assillata dai problemi della conoscenza e da ciò che noi intendiamo per realtà del mondo e dell’universo. Insomma non sono più certa che quello che noi pensiamo, quello che abbiamo studiato, quello che conosciamo, sia davvero la realtà che abbiamo di fronte. Ricorro a te per le tue convinzioni teologiche ed anche per le tue conoscenze. Vorrei porti una domanda: secondo te Dio, al quale te credi e sei servitore, come ha costruito l’universo? Perché possa essere pensato e risolto in varie maniere o in unico modo? Insomma quello che noi oggi pensiamo sia l’universo lo è poi veramente? E’ questo Franco il dubbio che da un po’ di tempo non mi da pace. Perbacco, questa è davvero una domanda interessante. Cosa posso dirti di più che Dio ha creato l’universo e con esso esseri intelligenti perché potessero conoscerlo. Io non so dirti se quello che noi oggi crediamo sia il nostro universo sia poi anche l’universo di Dio. Questo lo sa solo Lui. Vedi Serena se noi vediamo questo universo ciò significa che Dio ha scelto che lo vedessimo. E’ sempre Lui che decide ogni cosa. Ci salutammo e mi incamminai assorta in pensieri assai più grandi di me. Raggiunsi una scogliera. Le onde del mare si infrangevano su essa e spumeggiavano e le gocce fittissime di acqua carica di cristalli di sale si spargevano in aria. Il profumo del mare era intenso come intensi erano stati fino a quel momento i miei pensieri. Il sole ormai era in procinto di scendere al di là dell’orizzonte. Il mare stava cambiando i colori. I gabbiani stanchi si sistemavano sugli scogli. Mentre osservavo questa natura vidi lì vicino un uomo che stava armeggiando presso un grosso scoglio. Mi incuriosì e mi avvicinai. Aveva presso di se un grande accumulatore di corrente. Di quelli potenti, che in assenza di energia elettrica da soli fanno funzionare grandi macchine . Lo stava rifornendo di energia: quel grande scoglio aveva intorno a sé un consistente alone di densa luce e un cordone di essa si collegava all’accumulatore. Forse sto sognando. Non è possibile. Questo signore sta prendendo energia da una pietra! Lo guardai fissa negli occhi. Capì che mi stavo interrogando su questo fatto così fuori dalla mia portata mentale. Sorrise e mi disse: Non meravigliarti, tutto ciò che è vita è anche energia. Il nostro pianeta è vivente , non è natura morta. Pulsa in ogni sua parte di energia. Basta saperla conoscere per poterla usare. Ma te come fai a conoscerla? Non lo so . L’ho sempre fatto. Ho sempre pensato questo. Questo è il mio modo di interpretare la realtà. Questo è l’universo che io penso sia: una immensa carica di energia. Insomma tu pensi che questo sasso produca energia ed esso la produce davvero? Non saprei. Io ho questa conoscenza, che per me è ormai defintivamente acquisita. Il resto è pura realtà. Perché allora per me non è così? Forse il mio pensiero corre su altre lunghezze di energia? Forse, oppure è soltanto una questione di ricerca di nuovi pensieri. Credo dobbiate ancora abbandonare l’opinione secondo cui di fronte agli eventi naturali noi siamo degli spettatori passivi, sui quali la natura stessa pone la propria regolarità e adottare quella secondo cui, nell’assimilare i dati sensibili, imprimiamo attivamente ad essi l’ordine e le leggi del nostro pensiero. L’universo dunque porta con se l’impronta della nostra mente. Quell’uomo si incamminò col proprio accumulatore ormai carico e sparì fra gli scogli e le dune. La sera era ormai arrivata. La luna quella sera piena stava alta nel cielo. Le stelle si sparpagliavano per il mare. Guardai ancora per un attimo quel sasso ormai spento. Alzai la risvolta del maglione e risi. Risi tantissimo. Risi di me stessa e del mio modo di essere analfabeta.