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  L’UCCISIONE DEL FILOSOFO GENTILE

un inutile assassinio

lunedì 22 gennaio 2007

Eg. Direttore, ho letto sul Tirreno di questi giorni un servizio fatto dal giornalista Giuliano Fontani, che fa riferimento ad un’intervista fatta a Teresa Mattei, detta "La chicchi". Questa Signora oggi ultra ottantenne, rivendica per se e il marito quell’attentato. Afferma che il Filosofo Gentile fu giustiziato mentre usciva da scuola perchè "era l’intellettuale che aveva cercato di armare culturalmente e ideologicamente il regime fascista. Era l’esempio vivente del tradimento della Patria." Io non so se questo signore si è mai macchiato personalmente di delitti e di crimini, ma per quello che è dato di sapere sembrerebbe proprio di no. Io sono un avvocato e difficilmente posso giustificare un giustizialismo così estremo e violento. Ritengo che il Filosofo Gentile non avendo fatto alcunchè di criminoso se non quello di credere in un ideale ancorchè sbagliato, non meritasse tanta vendetta. Se poi nel corso della propria esistenza si fosse macchiato di qualche crimine, bene, giusto e opportuno sarebbe stato fare ad esso un regolare processo. Per quello che è dato di sapere Gentile è stato insieme a Benedetto Croce fra le più grandi personalità intellettuali della prima metà del novecento. Ha occupato posti di rilevo in diverse università. E’ stato rettore Magnifico anche alla Università di Pisa. Fu il padre della prima vera riforma della nostra istruzione che ha visto studiare, diplomarsi e laurearsi, tantissime generazioni di italiani fino agli anni sessanta, ma ancora oggi, molte parti di quella riforma. sono sempre operative. E’ stato uno studioso di grandissima portata, fu sbagliando un fascista, non per questo però doveva essere ucciso.