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  I SUONI DELL’UNIVERSO

mercoledì 27 luglio 2022

Pillole di Flosofia e Scienza


Il suono è una vibrazione in un mezzo fisico, quindi nel vuoto non può propagarsi. E infatti nel vuoto i suoni non si trasmettono. La luce invece non si può considerare come una vibrazione di una sostanza materiale. Infatti, oggi si sa che tutte le radiazioni elettromagnetiche, tra le quali c’è la luce, possono essere interpretate come vibrazioni del campo elettromagnetico oppure come particelle velocissime (i fotoni), che sono prive di massa. Qualunque delle due ipotesi scientifiche si preferisca, i fotoni non hanno bisogno di materia per propagarsi. Anzi, la presenza di materia rallenta la loro corsa: la velocità della luce è infatti massima nel vuoto (300 mila chilometri al secondo), diminuisce già leggermente nell’atmosfera per scendere addirittura a 200 mila chilometri al secondo quando attraversa il vetro. Infatti, siamo stati erroneamente portati per tanto tempo a pensare che nello spazio cosmico non ci siano suoni. Una convinzione che ci fa sorridere davanti alle esplosioni fragorose presenti nei film di fantascienza. Pensiamo che i suoni delle battaglie interstellari o i rumori dei motori a curvatura di Star Trek non siano altro che errori perché inseriti in film di genere. La fantascienza d’altronde non sarebbe tale se non guardasse “oltre” la scienza. DETTO QUESTO E’ BENE RICORDARE ANCHE CHE: ci hanno inculcato che il suono è il prodotto esclusivo dell’onda acustica, un’onda generata dall’oscillazione meccanica di atomi e molecole in un mezzo, come ad esempio l’aria. E siccome nello spazio la scienza ha trovato sempre e solo il vuoto, è stato impossibile ipotizzare che potessero svilupparsi e trasmettersi dei suoni. In realtà, oggi, grazie alle recenti scoperte della fisica quantistica, sappiamo che accanto a quella acustica esiste un’onda elettromagnetica, dovuta alla contemporanea propagazione di un campo elettrico e magnetico, capace anch’essa di generare una vibrazione e quindi un suono. Un’onda, peraltro, capace di muoversi nel cosmo dato che questo non è per nulla vuoto. Dalle recenti scoperte della fisica quantistica, oggi sappiamo che la materia che vediamo non è che una piccola parte di quella esistente, e perciò il vuoto in realtà non esiste. È solo “pieno” di una sostanza diversa che conosciamo pochissimo, chiamata “materia oscura”. Che cosa significa tutto questo? Che la differenza tra l’onda acustica e quella elettromagnetica è solo un problema di percezione! Infatti, entrambe possono trasportare energia, informazioni e suoni muovendosi in un mezzo più o meno oscuro e rarefatto. Il Cosmo è quindi un luogo in cui trovare suoni certamente a noi poco famigliari ed anche sintonizzati su frequenze molto diverse della nostra capacità uditiva, ma ciò non di meno, questi suoni ci sono. Il non udire determinate frequenze per noi è normale anche sulla Terra. Basti pensare agli ultrasuoni che sono impercettibili all’uomo ma non per alcuni animali. La gamma di frequenze su cui è tarato il nostro orecchio è limitata e al di fuori di questo range, anche l’ambiente terrestre ci appare silenzioso (ma non significa che lo sia realmente). LO STESSO PITAGORA EBBE GENIALI INTUIZIONI Che lo spazio abbia una voce, lo scoprì già Pitagora. Il suo orecchio fine gli permise di ascoltare il suono dei pianeti che vibrano nell’Universo tanto che parlò della musica delle sfere. Credeva che un corpo emettesse una nota tanto più alta quanto maggiore fosse la sua velocità, quindi, nel caso di un pianeta, quanto più esso era distante dalla Terra. Anche Keplero s’interessò al suono del cosmo. l’astronomo asseriva che i pianeti intonavano un motivo polifonico e che la loro estensione vocale cresceva all’aumentare della distanza dal Sole. il Sistema Solare era per Keplero una vera e propria orchestra cosmica. Appurato che lo spazio è più rumoroso di quello che possiamo percepire, c’è un’altra cosa che possiamo scoprire. Oggi possiamo ascoltare i suoni che l’Universo ci regala. Nello spettro elettromagnetico, infatti, è presente una radiazione particolare: le onde radio. Abbiamo con il tempo imparato ad addomesticare queste onde, arrivando a decifrarle e commutarle in suoni udibili. Attraverso questo meccanismo di ascolto, è stato possibile sentire come risuonano gli impulsi elettromagnetici che ci giungono dai pianeti, da galassie lontane, etc. Le sonde lanciate dalla Nasa MA ANCHE I TELESCOPI DI ULTIMA GENERAZIONE hanno registrato proprio questi suoni profondi. Il suono era ed è matematica. Rapporti e proporzioni hanno da sempre regolato il linguaggio musicale come la vita sulla Terra e nel cosmo. Pitagora teorizzò la prima scala musicale avendo compreso che c’era una relazione diretta tra suoni e numeri. Sentiti i rumori in una bottega di un fabbro, dei martelli a battere sulle incudini, che alla fine formavano una armonia, costruì uno strumento, un monocordo. Era formato da una piccola cassetta rettangolare sormontata da una corda. Una volta messa in vibrazione tale corda, Pitagora, probabilmente con l’aiuto di una cassa armonica, ascoltò il suono che si generava. Con le variazioni della lunghezza della corda Provò poi a dimezzare la lunghezza della corda (come quando pigiamo il polpastrello sulla tastiera di una chitarra), ascoltando il suono ottenuto scopri una armonia musicale, che seguiva le proporzioni matematiche riconducibili anche al moto dei pianeti , delle maree e della spirale delle galassie. Coincidenza? No, perfezione, armonia. Quell’insieme di apparenti casualità per gli uomini, in realtà è l’Ordine del CREATO. Proprio per questa sorprendente corrispondenza, Pitagora paragonò il mondo stesso a un grande Monocorde, dove l’estremità superiore della corda era legata allo spirito assoluto (Cielo), mentre quella inferiore alla materia assoluta (Terra). La metafora di Pitagora è profonda e importante perché aveva compreso l’esistenza di un’armonia perfetta fra ogni cosa in natura e che la Vibrazione ne era origine e principio.

E PITAGORA DISSE: “Studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell’universo”. Astianatte