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  PILLOLE : La Filosofia 3° Millennio

domenica 26 settembre 2021

PILLOLE DI FILOSOFIA DEL 3° MILLENNIO E A PROSEGUIRE Il tema dell’intelligenza artificiale è di stretta attualità: ritiene che la macchine finiranno per sostituirsi all’uomo nella capacità di pensiero? Non possiamo escluderlo. Le ricerche in corso possono sfociare in macchine capaci di autosvilupparsi, autoregolarsi, autoriprodursi. Mi pare abbastanza miope dire che questo accadrà in un futuro più o meno remoto – e che per il momento non dobbiamo preoccuparci di questo. Il fatto è che si trova quello che si cerca. Dagli Anni Cinquanta in poi, pur attraverso vie tecnologiche differenti, si è costantemente cercato una intelligenza capace di agire indipendentemente dall’uomo. Oggi, siccome siamo succubi di mode, si parla meno di prima di Intelligenza Artificiale. Si tende a chiamarla Machine Learning. Ma è la stessa cosa. Per questo in Macchine per pensare si racconta la storia dell’Intelligenza Artificiale. Per vari aspetti, questa umana tendenza ad affidarsi alla macchina si spiega più che con riferimenti filosofia, facendo ricorso a ragionamenti teologici. Dio arriverà dove noi poveri uomini non siamo capaci di arrivare. L’uomo ha paura di non essere all’altezza dei compiti che si trova ad affrontare e quindi si affida a macchine-Dio. Ma allo stesso tempo, la macchina intelligente, autonoma, è una creatura di alcuni uomini -disegnatori di sistemi, programmatori- che si arrogano il ruolo di Dio. E’ possibile che le macchine possano alla fine davvero sostituirsi all’uomo. Ma è forse una buona prospettiva? Le macchine ci sostituiranno nel pensare solo se noi uomini cesseremo di pensare. E’ una questione di responsabilità: possiamo accollarcela, o possiamo affidarla ad una macchina. Poi subenrano anche quesioni eiche , culurali morali. Dobbiamo porre attenzione al confine tra le macchine che sostengono l’uomo nel pensare e le macchine che sostituiscono l’uomo del pensare. Un conto è una macchina che sostituisce il medico nel fare una diagnosi, un conto è una macchina che fornisce al medico elementi per fare una diagnosi. Gli investimenti e gli impegni dell’uomo dedicati all’Intelligenza Artificiale sono stati enormemente superiori agli investimenti dedicati allo sviluppo di computer intesi come supporto al pensiero umano. È una questione etica e politica, più che tecnologica. Il sistema di Intelligenza Artificiale è progettato da qualcuno. Agisce in funzione di un pensiero che non è il mio. L’Intelligenza Artificiale può magari rappresentare il pensiero delle masse – si fonda oggi sui Big Data, sulle tracce lasciate da esseri umani durante la loro vita. Mentre la macchina che accompagna l’uomo -tale è per esempio il computer con il quale sto scrivendo- non potrà mai sostituirmi. Mi accompagna nell’assumermi le mie responsabilità di cittadino. Quale orientamento culturale ha retto lo sviluppo storico.? Il computer è figlio della matematica di Hilbert, pensatore tedesco. Ma c’è di più. Sebbene la storia dell’informatica celebri come padri fondatori, due seguaci di Hilbert -Turing e von Neumann- il costruttore del primo computer funzionante è, a cavallo tra gli Anni Trenta e Quaranta e operò in Germania. Costruire la macchina fu per lui realizzare un sogno, tenersi lontano dalle brutture del mondo circostante. Quale futuro allora si ritiene probabile nel rapporto tra uomini e macchine? La probabile presenza nel mondo, in un futuro forse non lontano, di ‘macchine intelligenti’, capaci di interagire da pari a pari con l’uomo, è un problema che noi esseri umani dobbiamo affrontare. Ma lo stabilire per legge diritti e doveri delle ‘persone elettroniche’ non mi pare una buona soluzione. Guardare a come saranno queste macchine, cautelarsi rispetto agli spazi di libertà potranno prendersi: tutto questo pare un modo di pensare elusivo. Oltretutto, se accettiamo che la ‘persona elettronica’ abbia una propria autonomia di giudizio e una propria indipendenza di azione, allora dovremmo chiederci che diritto abbiamo noi esseri umani di stabilire leggi che limitano lo spazio di libertà di questi esseri viventi diversi da noi. Elusivo, perché -questo forse è il tema centrale di Macchine per pensare– penso che la presenza di queste macchine dovrebbe stimolarci a tornare a riflettere su noi stessi – e cioè a filosofare, a pensare: chi siamo noi esseri umani, quale è il nostro posto nel mondo, quali responsabilità siamo disposti ad assumerci, in prima persona, di fronte ai problemi sociali, politici ed economici che incombono. Quali responsabilità siamo disposti ad assumerci di fronte ai nostri figli e alla salute del nostro pianeta. In fondo, il computer può essere inteso come una macchina per assumersi responsabilità. Se si considerano gli effetti delle nuove tecnologie avanzate di notano però grandi distorsioni della realtà, che sebbene accolte dall’osservatore, la cambiano totalmente. È come la vedessimo immersa nel mare, nel flusso ondoso che la rende flessa volitiva. Come può essere pensabile allora un algoritmo che collochi il vero pensiero del reale nella propria espressione? E soprattutto se abbiamo di fronte un reale distorto e se l’analista odierno questo ha sempre visto ,come può fare un algoritmo della vera realtà? Probabilmente si devono dare input che attualizzino l’intero percorso della conoscenza umana e la sua storia. Oppure dare input di pensiero intelligente che ci portino alla vera realtà.Un passo dopo l’altro così facendo la nostra macchina rifarà l’intero percorso dell’umanità.Di certo alla rovescia del pensiero Divino, che ebbe una visione totale del proprio creato, ma lasciò all’uomo di fare le sue libere scelte. Insomma se Dio ebbe una visione complessiva della propria creazione , noi non possiamo che averne una che pezzo dopo pezzo la riconduca ai nostri giorni . E’ come pensassimo l’acqua come piccoli corpi che si scontrano fra loro ,scorrendo. Per fare questo serve un computer che abbia la tecnologia di recepire non solo la storia del pensiero per schemi di conoscenza , ma la complessità del pensiero umano ,l’etica, la morale , le emozioni, per un vero percorso dell’universo e non una copia delle macchine.