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  LA VERITA’

venerdì 12 maggio 2023

PLILLOLE DI PENSIERO LA VERITA’ SCONOSCIUTA? Se tutto è continuità e quindi resta difficile accettare la realtà composta da cose fra loro diverse, cosa accade dunque al pensiero per far tornare le dimensioni della continuità? Potremmo affermare ad esempio che che la realtà è essere apparente , che nella propria brevità dell’esistere è colta dal pensiero in questa sua breve esistenza che poi sarà essere immutabile, fermo finito, illimitato. Parmenide in qualche modo dice questo e infatti: c’è solo una verità: «che è e che non è possibile che non sia». Chi si fa ingannare dai sensi, invece, crede che esista anche il non-essere e segue la via dell’opinione secondo la quale: «non è ed è necessario che non sia». L’essere è ingenerato e incorruttibile, omogeneo, immobile, atemporale, indivisibile, finito. Per Platone invece la realtà ha un fondamento stabile, qualcosa che è e non può non essere, e che per questo motivo costituisce la verità delle cose, il modello di cui queste sono un’imitazione. Spiegare il procedimento mediante il quale egli raggiunge la conoscenza di questo modello è al tempo stesso facile e difficile. Facile perché egli vi arriva mediante la narrazione di miti, di favole, di esempi inseriti in un contesto che è argomentato con l’ausilio della forma dialogica. Tutto ciò agevola le difficoltà legate alla comprensione per esempio di un sistema protetto e chiuso nel recinto delle sue parole e espressioni-chiave. Difficile perché si tratta di interpretare nel giusto modo i concetti che emergono dall’esposizione dei suddetti miti, i quali spesso lasciano aperte più strade da percorrere, favorendo in questo modo la possibilità di equivoci e fraintendimenti. Infatti Platone ricorre al mito quando è consapevole che la sua ricerca della verità lo ha condotto sul ciglio estremo della razionalità, così che solo affidandosi all’esempio mitico egli sa di poter descrivere i suoi pensieri, che più propriamente in questo caso sono delle vere e proprie visioni. Con tale termine si vuole intendere l’autentico significato della parola greca, l’idea. Il filosofo per Platone è colui che trova la verità nella contemplazione delle idee, quegli oggetti di cui lui solo riesce con fatica e studio ad avere una visione idonea a distinguere con correttezza il vero dal falso, il modello dalla copia. Oppure per dirla con Hegel, tutto è razionale, la realtà sta nel pensiero in continuo divenire. Per esempio, quando Hegel afferma che il reale è razionale, intende significare che ciò che l’uomo può comprendere della realtà e trasformare in concetto è il suo movimento e processo generale e non ogni singola determinazione. Come dire: la Storia è razionale non perché ogni singolo soggetto umano abbia agito in funzione della Ragione. Non è così. Razionale è il prodotto del movimento storico totale, che non poteva attuarsi in modo differente da come è stato. Insomma la storia è già presente nella sua complessità. La verità allora è il divenire della vita, della realtà che si deve comprendere dalla origine fino alla sua destinazione. Quindi anche il concetto che esprime la Verità alla fine partecipa a questo divenire. E’ per queste ragioni dunque che la Filosofia non può essere un insieme di deduzioni formali, bensì deve essere garante essa stessa della verità e quindi della realtà. Questo modo di fare filosofia allora si esprime con la dialettica. Secondo Kant invece, che tratta l’argomento nella Critica alla Ragion Pura, si può dire che se la verità consiste nella conformità della conoscenza con il suo oggetto, e mediante ciò deve questo oggetto venir distinto da altri, allora una conoscenza è falsa quando essa non è conforme all’oggetto a cui viene riferita, nonostante che essa contenga alcunché che potrebbe ben valere per altri oggetti. Ora, un criterio della verità sarebbe quello che fosse valido per tutte le conoscenze, senza distinzioni dei loro oggetti. È chiaro però che, siccome in esse si astrae dal contenuto della conoscenza (relazione al suo oggetto), e la verità riguarda direttamente questo contenuto, è del tutto impossibile e inopportuno cercare un segno della verità di questo contenuto delle conoscenze. Impossibile è pure che possa venir dato indice conoscitivo sufficiente e pur tuttavia universale della verità. Si dovrà dire allora che della verità della conoscenza della materia non si può cercare nessun indice generale di conoscenza, perché esso è in se stesso contraddittorio. Allora si può dire che sappiamo con chiarezza cosa è la Verità? Verità è una parola chiave della filosofia, un tema che si è trasformato nel tempo. Molti sono gli interrogativi posti in rapporto alla verità. Che cos’è la verità? Vi è una sola verità o ve ne sono tante? e se vi è la verità, possiamo realmente conoscerla oppure possiamo solo cercarla senza mai poter dire di averla trovata? NESSUNA CERTEZZA