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  HEGEL

sabato 28 ottobre 2023

Hegel: lo Spirto, l’umanità, la Ragione, la Storia,

Hegel nega che esista una legge naturale. Inutile comunque è affannarsi con la legge morale, come faceva Kant . La moralità, pensava Hegel non è faccenda personale, non è il mio rapporto con la legge né il mio rapporto col Destino. Ma forse gettare via, col moralismo kantiano ciò che la persona avverte in sé, non è condizionabile o cancellabile dalla società. Però Hegel affida tutto alla legge positiva: "tutto ciò che è reale è razionale", ossia la legge dello Stato (ciò che è "reale") ha sempre ragione (è "razionale"). Anche quando chiede di uccidere, o di torturare: ha sempre ragione. Inutile tormentarsi: in piena tranquillità si può e si deve obbedire allo Stato. Non esiste termine di paragone per la legge positiva. Nello Stato e solo in esso quindi si attua pienamente l’uomo. Né la famiglia, che è importante sì, ma solo se relazionata alla totalità statale. Nè la società civile, che secondo Hegel è minata dagli egoismi individuali. Come dire: non ha una vera unità, ma è solo una somma di tanti interessi particolari che costituiscono ambiti degni di una stima e di un rispetto incondizionati. Solo lo Stato dunque per Hegel "la realtà della libertà concreta è volontà divina, in quanto spirito esplicantesi a forma reale e ad organizzazione di un mondo" , "è totalità organica che precede gli individui" tutto ciò che l’uomo è, lo deve allo Stato: solo in esso egli ha la propria essenza. Lo Stato è l’unità della volontà universale, e di quella soggettiva." "Lo Stato non esiste per i cittadini: si potrebbe dire che esso è il fine, e i cittadini sono i mezzi. E’ La storia poi ad insegnarci che non esiste un solo Stato, e il rapporto tra gli Stati non è qualcosa di statico, perché dalla molteplicità degli Stati, in dinamica evoluzione, nasce la storia e di essa è possibile comprendere la Storia e la sua logica . Solo apparentemente poi la storia è un succedersi di eventi casuali, contingenti. In realtà essa è razionale, di una razionalità che non deve essere creduta, come potrebbe essere nel caso di una teologia della storia, ma può essere saputa, compresa dalla ragione. Dunque esiste una filosofia della storia. E questa coglie non solo delle linee generali, delle leggi universali, delle costanti, ma capisce esaurientemente ogni dettaglio concreto della storia. Che cosa è allora la storia secondo Hegel? Se non attuazione e manifestazione progressiva della Ragione, dell’Assoluto, dello Spirito. Infatti Dio diviene e si realizza, nella storia. L’assoluto quindi sta stabilmente nella Storia. Tutto ciò che accade nella storia ha una sua ragione, una sua necessità, come momento inevitabile del dispiegarsi della Ragione assoluta. Anche la guerra è giustificata, la vede addirittura come un bene, né può essere eliminata .In questo Hegel si stacca non solo dal Cristianesimo, ma anche da Kant. Il fine della storia in questa prospettiva è "che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso realmente è, manifesti oggettivamente sé stesso", ossia è la piena automanifestazione dello spirito in una realtà storico-oggettiva. La modalità attraverso la quale poi si giunge a tale fine la troviamo nella venuta di vari Popoli. L’azione dell’individuo, dice Hegel è tanto più efficace, quanto più si innerva nella vita del suo popolo, in cui via via si incarna lo Spirito universale. Spirito che si serve anche di motivazioni passionali e particolari per raggiungere attraverso di esse fini universali. Nella storia poi si evidenziano dei personaggi di speciale portata. Gli eroi o gli individui storico-universali, che sanno cogliere il senso in cui va la storia, e sanno collocarsi su un punto di vista superiore. Il loro segno è il successo, e la gente comune sente che li deve seguire .Si pensi a personaggi come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone. Ora , come sappiamo, lo spirito assoluto per Hegel si sviluppa e si scandisce sempre nell’Arte, la Religione, la Filosofia. Nell’arte l’Idea si coglie ancora avviluppata in un involucro materiale. Nella religione lo Spirito si coglie stavolta non più in un dato materiale, ma nel suo essere spirito. Tuttavia lo strumento di tale cogliersi non è ancora la ragione, ma l’immaginazione, la rappresentazione, per cui permane una distanza tra finito e Infinito: Dio viene immaginato come un Essere trascendente ,ciò che per Hegel è sbagliato. solo nella Filosofia si ha la perfetta autocoscienza dello Spirito, il quale si avvale della ragione, dove il divenire è su ogni cosa . come dire: E’ lo stesso se la mia casa, il mio patrimonio , la mia città, il sole... altro , lo spirto di Dio, siano o non siano. Infatti , secondo Hegel a questi esempi si rapportano cose utili che riguardano o meno la mia persona. La Filosofia invece ci allontana e si allontana dal criterio di utilità. Comunque l’essere e il nulla che si identificano, restano vuoti. Detto questo e rapportandoci al nostro tempo, cosa dire di questa umanità che non si comprende, che si scontra con se stessa, nascondendo il proprio essere nel nulla?. Per andare poi alla sua ricerca, non trovandolo più? Siamo nel terzo millennio, epoca che vede l’umanità persa nel nulla della propria esistenza nel tentativo di migliorarla. Dopo due secoli di storia questo accade? Forse per la cattiva filosofia? Il cattivo pensiero? O peggio ancora l’essere voluti uscire ad ogni costo dai sentieri della ragione ? Nulla v’è da dire, se non di ricominciare ad usare il Pensiero per dare contenuti " razionali" alla esistenza, direbbe Hegel. E forse non avrebbe tutti i torti. Visti i risultati. Astianatte